Per non abusare di "ipertesti"

[Pubblicato in Insegnare 5/94]

di Marco Guastavigna

Dare una definizione univoca e assoluta di ipertesto non è una cosa semplice. Sulla base delle indicazioni bibliografiche ciascuno potrà costruirsi quella o quelle che gli sembrino più complete e convincenti.

Ciò che mi preme chiarire è che, qualsiasi sia la definizione che si tenti o su cui ci si metta d'accordo, vanno comunque distinti il versante concettuale e quello delle applicazioni e prima ancora quello delle tecnologie (= ambienti di sviluppo) che sono disponibili sul mercato.

Chiarito ciò, una definizione accettabile mi pare questa: un ipertesto è una struttura informativa a rete, caratterizzata cioè da nodi e legami tra i nodi stessi. Un ipertesto è il risultato dell'azione di almeno un autore e può avere almeno un lettore.

Dalla definizione, pur sommaria, scaturiscono alcune conseguenze, che hanno la doppia veste di condizioni di pertinenza di una struttura informativa alla categoria di ipertestualità e di principi informatori "forti" per ciò che concerne nuovi modelli informativi, di comunicazione e di rappresentazione della conoscenza:

· a ciascun nodo corrisponde un oggetto informativo che deve essere significativo per il lettore;

· tale oggetto può essere un testo> breve o lungo> un'immagine, un grafico, un commento sonoro/parlato, un filmato, l'accesso a un medium/ambiente di elaborazione di dati o un mix degli stessi;

· qualsiasi nodo deve potenzialmente essere punto di partenza e di arrivo di almeno un legame;

i legami possono riguardare interi nodi o frammenti dì nodi;

· l'autore compie delle scelte in ordine ai legami tra i nodi che condizionano il lettore;

il lettore percorre l'ipertesto sulla base dei legami stabiliti dall'autore;

· il lettore può in alcuni casi essere abilitato a trasformarsi in autore e ad agire quindi sul contenuto dei nodi e sui legami tra essi.

È possibile adottare una tassonomia di massima in ordine ai legami (= collegamenti) tra le unità informative> distinguendoli in referenziali, strutturali e associativi:

· i primi sono i più frequenti e si tratta di associazioni libere1 tra elementi dell'ipertesto: si può assumere che l'utente li attivi per scorrere il materiale alla ricerca di informazioni;

· i secondi rappresentano le relazioni tra l'insieme del materiale e i suoi componenti: l'utente li utilizza per approfondire un argomento definito;

· i terzi collegano in modo sequenziale e unidirezionale due o più nodi e hanno quindi una funzione di ordinamento: l'utente li utilizza per esplorare argomenti connessi in modo stretto con quello su cui si è incentrata la sua ricerca.

Dobbiamo ora analizzare, se pur sommariamente le differenze che le varie tecnologie ipertestuali presentano le une rispetto alle altre; fino ad ora abbiamo infatti ragionato in astratto su di un modello "puro" e attento sostanzialmente solo a problemi di ingegneria della conoscenza, senza tener conto del condizionamento che le effettive possibilità di lavoro fornite da ciascun ambiente di sviluppo esercitano sul modello concreto di progettazione e di fruizione di applicazioni ipertestuali.

Cominciamo quindi con gli ambienti di personali information management nati sul modello di HyperCard della Apple, e quindi SuperCard, HyperPad, ToolBook, Plus, LinkWay. Sono strumenti che consentono una organizzazione delle informazioni assai ricca e libera, riconducibile alla metafora dello schedario-agenda.

In modo più o meno completo e raffinato - a seconda della potenza dell'ambiente e conseguentemente, del suo prezzo e della dotazione hardware richiesta - si articolano essenzialmente sulla possibilità di dar vita a uno o più background (sfondi) concepiti come griglie - matrici delle varie pagine di cui si comporrà l'applicazione. Nel background si definiscono gli oggetti (disegni, grafici, testi, campi contenenti dati o vuoti, tabelle, bottoni...) e le proprietà che si intende dare a ciascun elemento.

La cosa più importante è che si è spinti a pensare alle unità di informazione in termini di videate/pagine (o di loro sottomultipli) e all'insieme dell'applicazione in termini di relazioni tra videate/pagine2.

Seguono i "figli elettronici" dei manuali e delle enciclopedie: se ci limitiamo agli ambienti di sviluppo commerciali distribuiti in Italia e dei quali abbiano nozione, Guide, SmarText, Hyper Idea, in una prospettiva più in generale ad esempio l'Help di Windows e quello del Dos 6.0. Si tratta di strumenti destinati a una organizzazione delle informazioni secondo modalità in gran misura prefigurate, secondo una matrice di connessione fortemente gerarchica.

Guide, SmarText e Hyper Idea in sostanza orientano verso applicazioni imperniate su uno o più testi fondamentali, sui quali è possibile muoversi in modo (anche non) sequenziale3 e dai quali è possibile partire verso altri testi e/o oggetti informativi. Guide addirittura esplicita un paradigma delle possibili relazioni tra unità informative (espansione di un testo, riferimento a un altro oggetto informativo, nota esplicativa, interazione con altri ambienti di elaborazione). Dal nostro punto di vista la cosa più importante è che si è spinti a pensare ad applicazioni costituite da unità informative principali e secondarie. Prevalentemente alle prime, presentate sostanzialmente come strisce sulle quali ci si muove secondo lo standard Windows delle barre di scorrimento> sarà permesso di oltrepassare il limite della videata.

Non è questa la sede per valutazioni né per graduatorie. Anzi. Dal punto di vista della progettazione didattica certamente più opportunità si hanno, meglio è. L'essenziale è aver chiari quali sono gli scopi e le caratteristiche della struttura informativa che vogliamo realizzare e saper valutare, in una logica di integrazione, le risorse disponibili. Se per esempio, vogliamo organizzare una raccolta di documenti secondo diversi possibili percorsi, ci sarà sufficiente utilizzare le sole risorse di base di Guide o di SmarText o ancora di Hyper Idea; per realizzare applicazioni con relazioni interne a spettro più ampio e complesso e con un maggior grado di interattività, saranno più adatte le tecnologie dell'altro gruppo, dotate di linguaggi di programmazione più versatili.

Ancora qualche informazione. Esiste una categoria di software, i cosiddetti Textbase o database di text retrieval4 - per esempio AskSam e Zyìndex - per certi aspetti assimilabile alle tecnologie ipertestuali "D.O.C." di cui abbiamo parlato fino ad ora. Si tratta di strumenti di organizzazione e ricerca/interrogazione complessa di dati testuali5. La parentela con l'universo ipertestuale è motivata dalla possibilità di partire da materiali destrutturati sui quali costruire associazioni libere e sull'interattività.

In un prossimo articolo proporremo alcuni esempi c modelli didattici a completamento di queste note.

 

Note

 1. Attenzione a non confondere le associazioni libere con le libere associazioni di memoria freudiana. Ciascuna relazione tra entità non solo deve essere giustificata ma deve in qualche modo essere trasparente al lettore/fruitore. Pena il disorientamento. Per meglio dire, se l'autore sceglie di fondare le associazioni su di un meccanismo di tipo lirico-simbolico - et similia - ciò è assolutamente lecito a patto che sia esplicito e non in contraddizione con altri meccanismi; allo stesso modo eventuali cambiamenti di stile associativo - e quindi di progettazione della rotta - vanno segnalati.

2. Sull'importanza delle differenze a questo livello si legga quanto afferma Ted Nelson, uno dei padri dell'ipertesto: "Un sistema interattivo basato su computer è una serie di presentazioni che hanno lo scopo di influenzare la mente in un certo modo, proprio come un film. (...). La realtà di un film riguarda come lo scenario è stato dipinto e dove gli attori si sono spostati tra una ripresa e l'altra, ma a chi interessa? La virtualità di un film è ciò che sembra esserci dentro. La realtà di un sistema interattivo comprende le sue strutture di dati e il linguaggio che è stato usato per programmarlo; ma, ancora, a chi interessa? ciò che più importa è: che cosa esso sembra essere?" (T. Nelson, !nteractive Systems and the design of virtualitv, "Creative computing", vol. 6, n. 11 novembre 1980, estrapolato da J.A. Waterwolth ( a cura di), Multimedia, Franco Muzio Editore, Padova, 1993 p. 48).

3. Secondo appunto il modello enciclopedico-manualistico. Viene qui trascurata un'ampia gamma di software - distribuito spesso secondo la formula shareware - che permette la costruzione di strutture di relazione a rete tra files di testo. Si pensi del resto che di per sé questo è fattibile da Dos con un po' di fantasia e pazienza e il comando call dell'elaborazione batch. Cfr. anche nota 5.

4 Essi appartengono alla famiglia dei sistemi di Information RetrievaI, che servono a cercare, all'interno di un insieme di documenti, quelli che interessano all'utente, sulla base di chiavi di ricerca e estrazione di tipo testuale. Sono sistemi di gestione e interrogazione ben diversi, per esempio, dai database relazionali, in cui i dati sono organizzati appunto in relazioni, a ciascuna delle quali corrisponde una specifica unità informativa nel database. Ogni file relazionale è descritto da una tabella in cui ogni colonna ha un nome, definito attributo, e ogni riga corrisponde a un record il quale ha un valore atomico in corrispondenza di ciascuna colonna, detta campo.

5 E, a proposito di possibili richiami incrociati tra files di testo, si consideri che l'ultima versione di Word Perfect implementa la possibilità di creare una struttura di Hypertext tra i documenti prodotti mediante la possibilità di creare links tra di essi. Non ci meraviglieremo certo quando vedremo questa funzione estesa alle nuove releases dei word processors più diffusi.

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