Per non abusare di "Ipertesti".

Alcuni modelli

[pubblicato in Insegnare 9/94]

di Marco Guastavigna

 

Facendo seguito a quanto chiarito nel precedente articolo (Insegnare n. 5/94), abbiamo ora il compito di Individuare criteri utili per la categorizzazione delle Applicazioni ipertestuali e dei modelli didattici a esse sottese facendo riferimento a qualche esempio.

In primo luogo, se non altro perché la ricerca e i primi prototipi si sono orientati in questa direzione, dobbiamo sicuramente pensare al filone della realizzazione di sofisticati strumenti didattici per gli allievi. Come esempio, e potremmo proporne parecchi, facciamo quello di "Firenze nel Medioevo"(1), raffinata applicazione di storia; in esso lo studente/utente si può muovere nell'ambiente di Firenze del 1383 secondo diversi percorsi, da intendersi in senso topologico, ma anche come punti di vista e prospettive informative e d'analisi, nonché secondo intrecci combinatori dei vari elementi.

Il valore di un'impostazione di questo genere sta sicuramente nel mettere a disposizione uno strumento didattico che:

· ha un certo grado di interattività; oltre alla possibilità di personalizzare i percorsi, l'applicazione fornisce quella di prendere appunti, di salvarli in un file, di stamparli;

· ha invitanti aspetti multi e ipermediali, che stimolano e coinvolgono l'utente;

· promuove, a livello sia di costruzione sia di fruizione, attività interdisciplinari, per esempio per la definizione dell'architettura generale e delle relazioni strutturali, per le scelte in merito a percorsi e argomenti e ai loro rapporti.

Ma ritorniamo per un attimo alla domanda che ci/si consiglia di porre Ted Nelson: "Ciò che più importa è: che cosa esso sembra essere?". Provo a rispondere: un IperLibro, o forse, per meglio dire, un IperMonografia, dove con il termine Iper vogliamo ricordarci gli aspetti interattivi e la possibilità di seguire percorsi di fruizione non sequenziali. Con i termini libro e monografia vogliamo invece far riferimento a forme di trasmissione di conoscenze, gli autori delle quali fanno i conti con una serie di vincoli, uno dei quali è l'essere esaurienti per i destinatari, e possibilmente originali.

In secondo luogo, più recente e significativamente praticato più a scuola che altrove, dobbiamo considerare il filone della realizzazione di applicazioni ipertestuali con gli allievi. Al suo interno possiamo ancora distinguere due diverse linee di lavoro:

l'esplorazione di campi di conoscenza;
le esperienze creative.

La prima modalità di lavoro, un esempio della quale possiamo trovare in "I Parchi di Torino"(2), ha sicuramente un grande interesse didattico, perché significa affrontare con gli allievi selezione, categorizzazione, classificazione, messa in relazione, organizzazione e integrazione di unità informative. È cioè un modo molto interessante di lavorare allo sviluppo e al potenziamento di abilità cognitive generali attivando processi mentali finalizzati a prodotti.

Ted Nelson insiste: "Ciò che più importa è: che cosa esso sembra essere?". E io rispondo questa volta: un IperCartellone o forse, un IperRicerca o forse un IperRelazione. Il termine Iper conserva lo stesso senso che gli abbiamo dato poco sopra, mentre con cartellone, ricerca e relazione ci siamo liberati del vincolo sopradescritto dell'esaustività; vogliamo infatti documentare, integrare, perfezionare, rappresentare un nostro percorso di conoscenza, con i suoi risultati e i suoi limiti.

Questa linea di lavoro mi sembra molto ricca e anche più stimolante, oltre che più ragionevole e praticabile, della precedente. Proprio per questo è necessario porle dei limiti, cercare di definire un profilo di riferimento generale, anche per evitare possibili forme di sperimentalismo senza costrutto.

Ho parlato di documentazione, integrazione, perfezionamento, rappresentazione di percorsi di conoscenza; voglio ora provare a porre dei "paletti", cioè a distinguere che cosa fare nella scuola di base e che cosa fare nella scuola superiore, ragionando, con un po' di forzatura, di cartelloni vs relazioni e assumendo le ricerche come qualcosa di più generale.

Mi pare infatti che si debbano costruire applicazioni ipertestuali di esplorazione della conoscenza con finalità e implicazioni diverse, a seconda dell'ordine di scuola:

nella scuola di base esse possono in linea generale fungere da momento della concettualizzazione di un percorso didattico che nasce da un'esperienza; riprendiamo l'esempio de "I Parchi di Torino": esso ha come contenuto cognitivo fondamentale la classificazione delle foglie e degli alberi; i ragazzi arrivano a questa formalizzazione, che influenza fortemente la struttura dell'applicazione e che in essa si rappresenta, a partire dall'osservazione diretta degli oggetti foglie e alberi. E quindi applicazioni che sembrano IperCartelloni;

nella scuola superiore si può lavorare alla scoperta/costruzione di relazioni tra elementi "culturali", svincolati (o non necessariamente vincolati) dall'esperienza diretta; penso alla trattazione di argomenti storico-letterari, filosofico-scientifici e così via, che implicano la selezione e la messa in relazione significativa di documenti di vario genere. E quindi applicazioni che sembrano IperRelazioni.

La distinzione è per certi aspetti semplicistica e parzialmente provocatoria. Credo però che ci sia bisogno di "mettere in ordine" le esperienze compiute e che qualcuno debba cominciare a proporre dei criteri. Credo soprattutto che si debba superare l'attuale situazione in cui ciascun insegnante tra quelli interessati a sperimentare l'uso degli strumenti informatici nella didattica è in definitiva influenzato, più o meno inconsapevolmente, nelle scelte e nelle operazioni che compie dall'idea dell'estemporaneità delle cose che fa, indipendentemente dall'ordine di scuola e da altre variabili.

Questa fase deve finire e si devono costruire delle linee dì lavoro più definite. Possiamo pensare a Storie a albero(3), a Libri-Game veri e propri(4), a Giochi di Avventura(5), a ampi Racconti Ipertestuali(6). Sotto il profilo didattico le motivazioni sono le medesime che spingono molti colleghi a compiere esperienze di questo genere "carta e matita", potenziate dagli effetti moltiplicatori legati all'ipertestualità; l'uso della tecnologia ipertestuale inoltre semplifica operazioni di per sé fattibili anche con altri strumenti informatici, e soprattutto consente un accesso dinamico a risorse come la gestione dell'immagine o quella dei suoni; non ultimo va considerato l'effetto di fascinazione che è implicato dall'uso di tecnologie.

In terzo luogo dobbiamo considerare il filone di lavoro che ha visto nella tecnologia ipertestuale l'occasione di sviluppare ambienti di lavoro finalizzati allo sviluppo di abilità.

È questo il caso di IperFiaba e di IperAvventura, ambienti di apprendimento delle tecniche di scrittura rispettivamente di una fiaba e di un racconto di avventura(7).

Ma è anche il caso di "Completa la storia", software che ha come obiettivo "la progressiva appropriazione da parte del bambino-utente dello schema generale delle storie e la sua utilizzazione come traccia per la costruzione autonoma di una storia"(8) attualmente in via di completamento presso il Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell'Università "La Sapienza" e di "Ma figurati!", ambiente ipermediale per la facilitazione della lettura che permette all'insegnante di preparare brevi letture corredate di immagini e parlato digitalizzato, e all'allievo di utilizzare questo corredo come aiuto per la comprensione del testo(9).

"Ciò che più importa è: che cosa esso sembra essere?": la domanda diventa ancora più pregnante, se si considera che in ciascuno dei casi, poiché il problema fondamentale è il tentativo di mediare e guidare processi cognitivi, l'efficacia dell'ambiente dipende in modo diretto dalla sua capacità di ancorarsi al sistema di rappresentazione dell'utente. Per questo, paradossalmente ma non troppo, nella fattispecie non tento una risposta. Mi interessa di più infatti chiarire come in queste applicazioni la tecnologia ipertestuale venga utilizzata per la sua valenza di magazzino di luoghi logici e operativi che è possibile associare in modo libero, costruendo con essi ambienti aperti di lavoro, che suggeriscono e sostengono le procedure e le attività dell'utente.

Queste considerazioni non hanno, né potrebbero averla, la pretesa di esaurire l'argomento: sono solamente il risultato di uno sforzo di ordinamento e categorizzazione di materiale molto ricco e variegato, al quale deve seguire un ampio lavoro di riflessione.

 

Note

 1. Applicazione realizzata da Badii, Baldasseroni, Calvani, Franceschi, Ricotti e distribuita dalla cooperativa "Nuove Prospettive" di Andria (Bari).

2. Applicazione realizzata nell'ambito del corso di Specializzazione in "Informatica e didattica delle discipline umanistiche" del Dip. Scienze dell'Educazione dell'Università di Firenze.

3 Esperienze compiute presso la scuola media "Martiri del Martinetto" di Torino.

4 Ad esempio quello realizzato presso la scuola elementare " Covi" di Genova in collaborazione con l'Itd del cnr.

5 Esperienze compiute presso la scuola media "Locatelli" di Vigone.

6 Non ho notizia di esperienze scolastiche di questo genere, ma un esempio si trova in Borderline, racconti di Miguel A. Garcia (Cfr. la bibliografia)

7 cfr.4.

8 cfr. 5.

9 Programma realizzato da Rosso e distribuito gratuitamente dall'Associazione Regionale Amici degli Handicappati di Torino.

 

 

Bibliografia

 

Chua T.S., Pui-Man Lai E., Editor compositivo per un ambiente di tipo ipermediale, in J.A. Waterworth (a cura di), Multimedia, Franco Muzzio Editore, Padova, 1993, pp. 152-156.

 G. Anceschi, Il Progetto delle interfacce, Domus Academy Edizioni, Milano, 1993.

 Borderline, racconti di Miguel A. Garcia, contenuto in C. Rovelli, I percorsi dell'Ipertesto, Castelvecchi-Synergon, Roma-Bologna, 1993.

 M. Guastavigna, L. Rosso, Con gli strumenti informatici verso la costruzione di ambienti per l'apprendimento, in Insegnare, 5,1990.

 L. Camaioni, A. Devescovi, T. Taeschner, Un prototipo di ambiente multimediale integrato per l'educazione alla lingua scritta, in Golem, 12,1992.

 M. Benedikt (a cura di), Cyberspace, Franco Muzzio Editore, Padova, 1993.

 Bettettini, Colombo, Le nuove tecnologie della comunicazione, Bompiani, Milano, 1993.

 G. Butti, Lavorare con gli Ipertesti, Tecniche Nuove, Milano, 1991.

 A. Calvani, Dal libro stampato al libro multimediale, La Nuova Italia, Firenze, 1990.

 Cagnazzo, Ortalda (a cura di), Gli ipertesti nella didattica e nella ricerca, Celid, Torino, 1991.

 Corcione, Di Tonto, Dal testo all'ipertesto, Gruppo Editoriale Jackson, Milano, 1990.

 De Francesco, Torri, Gestire i testi, Angeli, Milano, 1991.

 Guerriero, Zamparolo, I dati nel pagliaio, Microbusiness libri, Milano, 1990.

 G. Martini, Ipertesto: note per una grammatica del linguaggio ipertestuale e ipermediale, in Atti del convegno del Movimento di Cooperazione Educativa, Carpi 1-3 aprile 1993.

 T.H. Nelson, Literary Machines 90.1, Franco Muzzio Editore, Padova, 1992.

 Nyce-Kahn, Da Memex a Hypertext, Franco Muzzio Editore, Padova, 1993.

 P. Paolini (a cura di), Navigare con gli ipertesti, Mondadori Informatica, Milano, 1989.

 D. Scavetta, Le metamorfosi della scrittura, La Nuova Italia, Firenze, 1992.

 Atti del Convegno Ipermedia: nuovi strumenti per la didattica, Csi Piemonte, 1993.

WB01518_.gif (392 byte)